La varietà in oggetto fa parte del gruppo delle susine cosiddette “Siriache” ovvero provenienti dalla Siria. La coltivazione è talmente antica che non esiste una documentazione specifica, ma solo testimonianze della sua presenza sul territorio negli archivi comunali del saluzzese.
La raccolta viene effettuata ai primi di luglio, quando i frutti – molto delicati – sono giunti a maturazione e vengono fatti cadere su reti sospese che impediscono il contatto violento con il terreno. I frutti sono delicatissimi e potrebbero danneggiarsi e deperire in poche ore: la raccolta si protrae, perciò, affannosamente dalle prime luci dell’alba al tramonto, per un paio di settimane: essendo un frutto molto piccolo non esiste una calibrazione. Il Ramasin, oltre che per le piccole dimensioni, si differenzia dalle comuni susine per la sua dolcezza e per la sua aromaticità, che lo rendono inconfondibile. In Valle Bronda, esistono due mercati tradizionali del Ramassin, che vengono tenuti ogni sera per tutto il periodo di raccolta a Pagno e nella frazione S.Lazzaro di Saluzzo. Altro particolare unico del Ramasin saluzzese è il metodo di vendita adottato dalle bancarelle dei mercati rionali piemontesi, cioè la cosiddetta vendita “al palot”, in cui il prezzo da parte della bancarella non viene stabilito in base al peso, ma in base alla volumetria, cioè un tanto per ogni piccola pala di susine. Un altro sbocco di mercato è fornito da alcuni condizionatori della zona che ritirano il prodotto direttamente all’interno delle loro strutture.
La coltura del Ramasin è rustica e non richiede cure particolari sia nella difesa fito-sanitaria sia per le tecniche coltuali; per questo motivo, il Ramasin è da sempre utilizzato come pianta colonizzatrice dei terreni più impervi e difficili o come bordura per altre colture più specializzate. Dai primi anni del dopoguerra, i buoni risultati ottenuti sui mercati locali, hanno spinto alcune aziende a fare nuovi impianti specialistici di Ramasin; anche in questo caso, le cure colturali richieste sono veramente poche e la difesa sanitaria è tranquillamente riconducibile al “biologico”. Si possono individuare due tipologie di Ramasin: la precoce, a maturazione anticipata di 8 o 10 giorni, considerata un vero e proprio gioiello locale e, quindi, non riprodotta altrove, e la viola, di colore viola scuro con una caratteristica buccia vellutata, coltivata nella fascia altimetrica dai 300 ai 500 m s.l.m. Oltre ad essere consumato fresco, modalità che rimane la forma primaria di uso, il frutto può essere cotto, dopo essere stato privato del nocciolo con aggiunta di zucchero; negli ultimi anni, in molte famiglie il prodotto viene anche denocciolato e conservato nel freezer per essere poi sottoposto a cottura durante i mesi invernali. Il Ramasin può essere, inoltre, sciroppato – denocciolato o meno, viene conservato, aggiungendo zucchero e sterilizzando il prodotto in barattoli di vetro – o ridotto in confettura, dato che il frutto si presta molto a questo tipo di lavorazione.
La zona di produzione interessa tutto il territorio saluzzese di pianura e soprattutto la collina; la zona maggiormente interessata dalla coltura è sicuramente la Valle Bronda.