Strumento indispensabile per un buon piatto di spaghetti, oggi la forchetta è forse l’attrezzo della tavola più usato insieme al coltello.
Risulta essere forse per questo che i suoi formati si sono specializzati a seconda di quel che debbono inforcare: a quattro rebbi, ma di diversa lunghezza abbiamo la forchetta per la pastasciutta e per la carne o l’insalata, ma più piccola è quella per la frutta; poi abbiamo quella per il pesce a tre rebbi rinforzati e quella più minuscola, a tre o quattro rebbi per il dolce. Nella frettolosa tavola quotidiana, ne adoperiamo una, in genere quella della pastasciutta che sistemiamo con i rebbi rivolti verso l’alto sulla sinistra del piatto; ma un tempo, nemmeno troppo lontano, se il pranzo era più impegnativo, di forchette se ne sistemavano due, una per il primo e una per il secondo. E’ quello che una bella tavola ben apparecchiata prevede ancora oggi; ma le cose si complicano se la cuoca ha previsto due secondi, uno di pesce e uno di carne: e allora di forchette ce ne vorranno tre e per non mettere a disagio l’ospite sprovveduto, che guarda terrorizzato la serie luccicante di attrezzi domandandosi da quale cominciare, il galateo prevede di disporle esattamente nell’ordine in cui verranno usate, quindi, prima quella della pasta, poi quella del pesce e, infine, quella della carne. E quelle per la frutta e per il dolce? Saranno, nell’ordine dell’uso, disposte a monte del piatto, orizzontalmente, con il manico sistemato verso destra e i rebbi rivolti verso l’alto. Quando poi abbiamo finito di mangiare, la forchetta e il coltello (ma anche il cucchiaio, se ci era stata servita la minestra), vanno sistemati verticalmente, accostati, sul piatto ormai vuoto. Una vecchia e ormai desueta norma, se avevamo disposto la forchetta appoggiata con i rebbi lateralmente sul piatto, indicava al cameriere che non avevamo ancora finito di mangiare e, quindi, poteva accostarsi a noi e chiederci se gradivamo un bis.
Sull’uso corretto della forchetta, quest’antico attrezzo che ci ha finalmente permesso di non mangiare con le mani, molto si è dimenticato; e così, mentre da una parte i raffinati della tavola inventavano un numero sempre maggiore di attrezzi, a supporto della forchetta, che metterebbero oggi nel panico gli avventori moderni, i bambini di un tempo imparavano ad impugnarla correttamente, con i rebbi rivolti verso il basso, guardando i genitori; oggi, se gettiamo uno sguardo intorno a noi quando siamo al ristorante, ci rendiamo conto di quanto il galateo sia stato definitivamente consegnato alla storia. A volte, sarebbe divertente servire delle ostriche sistemando correttamente a tavola la particolare forchettina che deve essere utilizzata e guardare la faccia attonita degli avventori. Ci siamo mai domandati perché difficilmente vi offrono la frutta come la natura la prepara per noi? Generalmente viene in tavola a macedonia, o comunque tagliata o sbucciata. C’è ancora qualcuno in grado di sbucciare correttamente una mela con il coltello e la forchetta senza farla volare sul tavolo del vicino?
Imparate fin da piccoli, queste ed altre forse più importanti piccole norme dello stare a tavola, contribuivano a rendere il pranzo quotidiano un momento sereno per relazionarsi con i famigliari o con gli ospiti, proprio come suggeriva di fare Archestrato di Gela, il celebre gastrosofo della Magna Grecia.