Porto gli occhiali da quando andavo alle scuole medie.
All’epoca frequentavo delle lezioni di tennis. Ovviamente la motivazione era puramente estetica: adoravo le gonnelline a pieghe. E inoltre andava di moda il cartone animato “Jeanny la tennista” di cui non perdevo una puntata. Non ultimo il mio istruttore aveva degli occhi verdi memorabili.
Non avendo mai avuto una spiccata verve sportiva, i miei risultati agonistici erano veramente imbarazzanti, quindi quando iniziai a comunicare le mie difficoltà nel mettere a fuoco la pallina, i miei genitori indugiarono un po’ a portarmi dall’oculista, diagnosticando piuttosto una pesantezza di sedere che mi impediva di seguire la pallina da una parte all’altra del campo. Quando manifestai anche difficoltà a decifrare le equazioni sulla lavagna, i miei capitolarono e l’oculista fu implacabile: miopia. Obbligo di lenti. O C C H I A L I.
Mettere gli occhiali a tredici anni ha implicazioni che vanno oltre la stroncatura di una promettente carriera sportiva (salutai il mio maestro con gli occhi lucidi e archiviai le polo bianche). Mettere gli occhiali a tredici anni destruttura l’immagine di una fanciulla in fiore, destabilizza le sue relazioni e demolisce la sua autostima (se ve ne fosse traccia).
Eppure vi confesso che, sotto sotto, l’idea di “dover” scegliere un accessorio, provocò allora in me un brivido (quasi) pari a quello che proverei oggi ricevendo un buono da spendere in pelletteria. Solo che oggi, in pelletteria, sarei più consapevole e saggia.
L’errore che ho sempre commesso nella scelta degli occhiali è stato quello di prenderne di stravaganti di farmi consigliare da mia madre. Così che passai da un improbabile tartarugato fucsia e azzurro con forma a gatto, a un improponibile esagonale dorato, per immortalarmi con un rettangolo da presbite color corallo.
Giunta a saturazione della mia spinta creativa e punta (forse) da un pizzico di amor proprio, sfruttai l’onda dell’ultima passione sportiva e mi imbarcai nella crociata pro-lenti a contatto, in vista del saggio di danza di fine anno (oltre che dell’estate imminente dei miei sedici anni). I miei si lasciarono convincere e iniziai a usare le lenti. E a uscire la sera.
A distanza di… tanti anni, posso dire che come tutte le cose, anche gli occhiali non incidono sulla bellezza di una donna quanto il modo di portarli.
Gli occhiali sono un accessorio come un altro che arricchisce la nostra immagine di appeal, che può conferire sfumature ad abbigliamenti molto sbarazzini, come smussarne di particolarmente sexy.
Gli occhiali possono essere al servizio del nostro guardaroba, come della nostra personalità, ma a differenza di altri accessori che possono essere scelti e tarati ogni giorno in base a umore, occasione e abbinamenti, in genere di occhiali se ne ha un paio per volta. Ecco perché gli occhiali più che seguire la moda o assecondare un capriccio momentaneo, devono rispecchiare la personalità, integrarsi bene al viso e restare (abbastanza) sobri e basici perché non stanchino e soprattutto non cozzino con il resto del nostro guardaroba e accessoriame. Infine non incappate nell’idea che esistano degli occhiali più “invisibili” di altri. immaginate un viso come una tela, o come un palcoscenico. Lì ogni piccolo segno è messaggio. Quindi ogni montatura dirà qualcosa, quindi è necessario scegliere quella che s’intoni a quello che vogliamo dire noi.
Devo ammettere che una volta compresa questa sottile banalità il mio rapporto con la mia quattrocchità si è risolto. Adesso indosso i miei occhialoni in qualsiasi occasione senza sentire intaccata la mia sicurezza. Anzi trovo che aggiungano un tocco di personalità al mio look, anche quando non è particolarmente studiato o ricercato. Anzi forse in particolar modo in quelle occasioni.
E voi? Che rapporto avete con gli occhiali, se li portate?
Ma soprattutto: come vedete una donna occhialuta? Davvero tutto resta dietro quei fondi di bottiglia? Davvero la donna quattrocchi resta stereotipata come la racchia sfigata? Dai, siate sincere.